L’insediamento si trova verso est, appena prima dell’inizio della valle del Ticino.
In origine si trattava di un complesso unico, nonostante fosse attraversato dalla strada d’accesso alla villa. Attualmente la “Schiavenza” si presenta come un insieme di proprietà frazionate e distribuite in modo irregolare, non più legate alla originaria destinazione rurale.
A nord della strada si sviluppa un blocco di edifici la cui continuità è stata interrotta a seguito di frazionamenti e ristrutturazioni.
A sud della strada si sviluppano diversi edifici che, fino al secolo scorso, gravitavano intorno a quello che era un unico, grande cortile.
La villa Picchetta è un grande edificio con pianta a U, molto compatto e che si snoda interamente secondo percorsi vincolati dal continuo susseguirsi dei locali. All’estemo è circondato da cortili e giardini nei quali sono ancora riscontrabili i segni dei tracciati dei sentieri e delle zone di sosta (resti di fontane, impostazione dei pergolati).
Dalla strada l’edificio si presenta con un porticato ricavato nella facciata ovest, sostenuto da due coppie di colonne di granito. Le pareti sono affrescate con disegni a colori ocra e bruno.
Delle nicchie contenenti anfore in terracotta e sovrapposte con motivi ornamentali arricchiscono ulteriormente questo spazio.
Dal portico si accede alla “Rotonda”, locale che si può intuire fosse, in origine, elegante e raffinato. Alle pareti una serie di affreschi raffiguranti mostri alati, ghirlande, anfore su piedistalli. Verso il giardino principale si affaccia un lungo salone a doppia altezza con il soffitto a cassettoni. Un grande camino a parete è l’unico arredo rimasto.
Un’oratorio dedicato a Santa Margherita e all’Immacolata è posto all’intemo del recinto della villa, all’estremità ovest del lato sud, e vi si accede sia dalla strada che dall’intemo. Ha pianta longitudinale, navata unica, con la zona presbiteriale delimitata da una balaustra in marmo.
L’altare, pure in marmo, è appoggiato alla parete est, che separa la zona di culto dalla sacrestia. All’interno presenta diverse decorazioni. Sulla copertura, due pilastri in cotto sostengono la campana.
Documentato con sicurezza nel 1575 l’insediamento diventa, attraverso diverse successioni, di proprietà dei Gesuiti. Soppresso l’ordine nel 1773 i beni furono acquisiti, con oratorio e casa padronale, dal marchese Natta Isola D’Alfìano.
Ultimo aggiornamento: 02/08/2023, 16:09