Cascine

Storia delle ville e cascine presenti nel territorio di Cameri.

Rilevanza storica

Parte importante della storia rurale di Cameri, spesso non documentata, è data e tramandata grazie alle ville e cascine storiche presenti sul territorio.

Chi desidera visitarle può spostasi sia a piedi che in bicicletta, attraverso le numerose strade comunali e inter-pedonali immerse nella pianura.

Da dove partire?

Partendo da sud-est, dalla Strada Provinciale n° 2 Novara-Cameri, in direzione Cameri, appena dopo il ponte sul Torrente Terdoppio, si prenda la prima strada sterrata sulla destra verso la Cascina Bollini.

Spostandosi verso nord ci si può recare a Cascina San Biagio e Cascina Ceppo.

Cascina San Biagio

Foto di Cascina San Biagio
L’antico insediamento, documentato dal medioevo, è situato verso ovest, tra il paese ed il Terdoppio. Il complesso della cascina San Biagio è formato da due blocchi, uno a destra e uno a sinistra dell’accesso carraio comune che non presentano particolari caratteristiche costruttive.

L’oratorio di San Biagio è forse il più antico monumento camerese in quanto datato di epoca medievale. Si trova a nord della strada comunale, circondato da ricoveri per attrezzi ed animali, che ne impediscono il facile accesso. Di epoca medioevale, è di piccole dimensioni con un’unica aula absidata con copertura in legno e tegole. La facciata è a capanna, lisciamente l’abside è divisa da lesene in quattro settori. La muratura originaria, risalente alla seconda metà del XI secolo, è tuttora visibile ed è composta da laterizi e ciottoli disposti a spina di pesce. L’oratorio subì rimaneggiamenti in epoche diverse, che l’hanno fortemente danneggiato. Degli affreschi si evidenzia la “Vergine in trono con il Bambino tra S. Giovanni Battista e S. Biagio”, molto semplice ma di forte impatto.

Attraversata la Strada Statale n° 32 si prende la Strada Comunale dell’Argine.

Cascina Argine

Cascina Argine
Composta da edifici rustici e civili e un oratorio di devozione distribuiti in tre cortili, l’Argine ha sempre avuto notevole importanza nella pianura novarese: situata appena sotto le prime colline di Codemonte, poco prima di Novara, rappresentava un punto di interesse sulla vecchia strada che i viaggiatori percorrevano fino alle Alpi. La storia effettiva del Cascinale è datata 1347 anno in cui si insediarono i Canonici Lateranensi, riconosciuta indipendente da Cameri nel 1464. Nel 1500 è notevole il “traffico” dovuto al passaggio di carovane mercantili lungo la “Strada Reale” che da Novara proseguiva verso Oleggio e poi si divideva verso il Lago Maggiore e il Lago d’Orta. Nel 1743 i Canonici Lateranensi lasciarono il cascinale che passò allo Stato nel 1782 e fu venduto ai privati nel 1785.

Il grande cortile di ingresso dall’attuale strada dell’Argine offre la vista sia sugli edifici residenziali che su quelli rurali, come la lunga manica di casseri adibite a stalle e fienili poste sul lato est. Il cortile, attraverso altri tre accessi collocati sulle altre tre maniche, permette l’accesso a sud alla campagna verso Novara, a ovest ai boschi verso il Torrente Terdoppio, a nord verso gli altri due cortili e poi la strada per Caltignaga.

La cascina, suddivisa in due corti, è composta da numerosi edifici, tra cui residenze private, magazzini e un Oratorio dedicato alla Beata Vergine della Neve. Quest’ultimo è caratterizzato da una chiesa  – divisa in due parti da una balaustra con due colonne laterali in finto marmo – , un portico e una sacrestia. La zona presbiteriale è più alta rispetto alla zona del popolo e vi si accede tramite due gradini. Nella parete ovest è ricavata una nicchia in cui è posta una statua della Madonna. Sono inoltre presenti alcuni affreschi del 1700.

Passando sotto il portone a fianco la Chiesa, ci si dirige a nord verso Cascina Codemonte.

Cascina Codemonte

Foto di Cascina Codemonte
L’insediamento è collocato verso nord-ovest del territorio e gli edifici attuali, riconducibili al XIX secolo, son per lo più fienili, casseri e abitazioni. A Est della Cascina vi è l’Oratorio dedicato a San Martino, ora trasformato in abitazione privata.

Visitata quest’ultima, si può proseguire – scendendo dalla collina – verso la Statale n° 32 e, dopo averla percorsa verso sud per circa 700 m, attraversare all’altezza della strada sterrata per raggiungere Cascina Rosa e Cascina Nuova.

Cascina Rosa

La cascina, collocata ad est dei paese, compare sulle mappe datate 1882 ed era considerata una dipendenza della Cascina Argine ed usata per il ricovero di piccoli animali. É a pianta quadrata ed è composta da quattro blocchi di costruzioni adibite ad abitazione, stalle, fienili e ricoveri agricoli.

Cascina Nuova

La cascina, ubicata verso nord-ovest del paese, compare sulle mappe datate 1882 ed è formata da tre blocchi di costruzioni adibite ad abitazioni, stalle, casseri e ricoveri agricoli.

Continuando a percorrere la strada serrata si potranno visitare Cascina Montimperiale, Cascina Imbrolo e Cascina Scagliano.

Cascina Monteimperiale

Foto di Cascina Monteimperiale
La cascina settecentesca, ubicata a nord del paese su terreni acquistati da Ludovico Sforza tra il 1493 e il 1497, presenta una pianta rettangolare divisa da due cortili. Gli edifici sono tuttora adibiti ad abitazione, stalle e casseri. Nel complesso di fabbricati che occupano il lato a sud, è collocato l’Oratorio dedicato alla Beata Vergine di Caravaggio – attualmente sconsacrato – risalente presumibilmente al 1700. Una piccola torretta campanaria regge ancora la campana.

Cascina Imbrolo

La Cascina si trova a nord, tra Cascina Montimperiale e Cascina Scagliano. Gli edifici non presentano caratteri storici importanti e sono riconducibili al secolo scorso.

Cascina Scagliano

Il nome attuale della cascina, situata a nord del centro abitato, deriva da “Secalianum”, un antico insediamento di cui non rimane traccia. La cascina attuale è situata vero nord ed è formata da quattro blocchi disposti intorno ad un cortile quadrato, adibiti ad abitazioni e casseri. Nel blocco nord si trovano abitazioni e casseri. Le altre parti erano adibite a casseri.

Andando verso sud verso la strada comunale del Ticino, fino alla strada sterrata appena prima della valle, verso Cascina Galdina e Cascina Bornago.

Cascina Galdina

Foto di Cascina Galdina
Situata a nord-est del paese, appena prima della vallata del Ticino, è di origine cinquecentesca, anche se alcune alcuni storici affermano l’esistenza dell’insediamento già in epoca romana. Tra il 1013 e il 1218 la Galdina ebbe il suo periodo di fama maggiore, riconducibile allo spostamento dell’alveo del Ticino e alla conseguente decadenza di Bornago. Di proprietà dei Conti Gola dal 1700, durante il periodo barocco essi procedettero alla sistemazione della brughiera in terre arabili. Era inoltre praticata la macerazione del lino.

L’antico splendore della Galdina è riscontrabile tuttora nella sua conformazione a corte aperta con due blocchi laterali adibiti ad abitazione. Alla fine del cortile vi è l’originaria abitazione patronale la cui imponente facciata, vista salendo dal Ticino, mostra ancora la sua bellezza e signorilità

Lungo il muro di recinzione Ovest, vi sono anche due stemmi ormai illeggibili, in uno dei quali si intravedeva il biscione visconteo. All’interno della Cascina vi è anche l’Oratorio dedicato a San Galdino.

Cascina Bornago

Foto di Cascina Bornago
La cascina, situata a nord-est del paese, si affaccia sulla vallata del Ticino ed è forse la più interessante dal punto di vista storico. Al nome dell’insediamento viene attribuita un’origine celtica e si presume che in epoca romana vi fosse una villa. Nel VII secolo la località faceva parte del Comitato di Bulgaria e duecento anni dopo era un insediamento feudale franco.

Nel 912 Bornago era un casale fortificato di importanza strategica sul Ticino e la sua importanza crebbe sempre maggiormente nel periodo del dominio franco (IX secolo), a tal punto da far nascere diverse lotte fino al 1300 fra le amministrazioni governative di Novara e quelle di Milano. Fu probabilmente con lo spostamento dell’alveo del Ticino che Bornago inizio il periodo di decadenza.

Nel 1500 non è più citato sulle mappe del Marchesato di Novara e nei documenti viene indicato come una modesta località privata di un’importanza passata.
Divenne proprietà degli Umiliati e poi dei Canonici Lateranensi e destinato all’attività rurale e soprattutto mulinara e della produzione del lino.

L’aspetto attuale della Cascina è conseguente alla ristrutturazione che nell’ottocento e poi nel novecento, interessarono l’impostazione settecentesca dell’insediamento, senza cancellare l’originario impianto planimetrico e le strutture edilizie a corti chiuse e aperte comprendenti abitazioni, casseri, depositi, aree di allevamento e l’Oratorio dedicato a Santo Stefano, costituito da un semplice locale adibito a cappella privata e di piccole dimensioni, esternamente non identificabile come cappella, a cui si accede sia dall’interno che dall’esterno del complesso padronale.

Si affaccia su di un belvedere verso la valle del Ticino: internamente è diviso in due zone, presbiterio e parte riservata ai fedeli. Sulla parete ovest, dove c’è l’altare, è appesa una tela raffigurante Santo Stefano, San Lorenzo e la Vergine con il Bambino.

Attualmente la Cascina è di proprietà della famiglia Torriani ed è spesso interessata da manifestazioni sportive di equitazione

Ritornando verso la Strada del Ticino, proseguire fino alla pista ciclabile del Parco del Ticino e svoltare a destra, appena prima della discesa verso la valle. Procedendo sulla ciclabile, si incontra Cascina Zaboina e, successivamente, Cascina Picchetta.

Cascina Zaboina

Foto di Cascina Zaboina
La cascina indicata sulle mappe datate 1825 e 1882 ma di impianto antecedente il 1723 è ubicata a est del paese, appena prima della valle del Ticino, con gli edifici disposti intorno ad una corte quadrata aperta verso ovest, adibiti ad abitazione, stalle e ricoveri agricoli. Nella parte est della Cascina vi era un pozzo e nella parte sud il forno.

Cascina Picchetta

Foto di Villa Picchetta
L’insediamento si trova verso est, appena prima dell’inizio della valle del Ticino. In origine si trattava di un complesso unico, nonostante fosse attraversato dalla strada d’accesso alla villa. Attualmente la “Schiavenza” si presenta come un insieme di proprietà frazionate e distribuite in modo irregolare, non più legate alla originaria destinazione rurale.

A nord della strada si sviluppa un blocco di edifici la cui continuità è stata interrotta a seguito di frazionamenti e ristrutturazioni. A sud della strada si sviluppano diversi edifici che, fino al secolo scorso, gravitavano intorno a quello che era un unico, grande cortile.

La villa Picchetta è un grande edificio con pianta a U, molto compatto e che si snoda interamente secondo percorsi vincolati dal continuo susseguirsi dei locali. All’estemo è circondato da cortili e giardini nei quali sono ancora riscontrabili i segni dei tracciati dei sentieri e delle zone di sosta (resti di fontane, impostazione dei pergolati).

Dalla strada l’edificio si presenta con un porticato ricavato nella facciata ovest, sostenuto da due coppie di colonne di granito. Le pareti sono affrescate con disegni a colori ocra e bruno.
Delle nicchie contenenti anfore in terracotta e sovrapposte con motivi ornamentali arricchiscono ulteriormente questo spazio.
Dal portico si accede alla “Rotonda”, locale che si può intuire fosse, in origine, elegante e raffinato. Alle pareti una serie di affreschi raffiguranti mostri alati, ghirlande, anfore su piedistalli. Verso il giardino principale si affaccia un lungo salone a doppia altezza con il soffitto a cassettoni. Un grande camino a parete è l’unico arredo rimasto.

Un’oratorio dedicato a Santa Margherita e all’Immacolata è posto all’intemo del recinto della villa, all’estremità ovest del lato sud, e vi si accede sia dalla strada che dall’intemo. Ha pianta longitudinale, navata unica, con la zona presbiteriale delimitata da una balaustra in marmo. L’altare, pure in marmo, è appoggiato alla parete est, che separa la zona di culto dalla sacrestia. All’interno presenta diverse decorazioni. Sulla copertura, due pilastri in cotto sostengono la campana.

Documentato con sicurezza nel 1575 l’insediamento diventa, attraverso diverse successioni, di proprietà dei Gesuiti. Soppresso l’ordine nel 1773 i beni furono acquisiti, con oratorio e casa padronale, dal marchese Natta Isola D’Alfìano.

Andando verso ovest, si può percorrere la Strada della Picchetta fino al bivio per Cascina Michelona. Si prosegua fino all’incrocio con la strada Provinciale n° 4 e ci si diriga verso Galliate. In prossimità del confine del paese si trova Cascina Sant’Agostino.

Cascina Michelona

Foto di Cascina Michelona
La Cascina sorge ad est del paese e seppure di origine antica documentata nel XVII secolo, presenta esclusivamente costruzioni recenti.

Cascina Sant’Agostino

Foto di Cascina San'Agostino
La cascina compare sulle mappe datate 1882 e comprende un edificio adibito in parte ad abitazione ed in parte ad uso rurale, con casseri, stalle e portici. Nella facciata che guarda a ponente, a sinistra dell’ingresso dalla strada per Galliate, è stata ricavata una piccola cappella, sovrastata da un portichetto, dedicata a Sant’Agostino, da cui il nome della cascina. La cappella è decorata, sulla parete di fondo, da un’immagine su tela della Vergine con il Bambino, ormai completamente scolorita e strappata al centro. Sulla parete rivolta a sud è collocata l’immagine di un angelo che reca l’iscrizione “Giusto per gli ingiusti” e sulla parete a nord l’immagine dei Cristo deposto. Le due immagini sono dipinte su pannelli ottenuti con piastrelle in ceramica.

Ultima tappa è Cascina Margattino, da raggiungere dirigendosi verso Novara e prendendo una strada sterrata posta a sinistra della Provinciale n° 2 appena prima dello svincolo della Tangenziale Est di Novara.

Cascina Mergattino

Foto di Cascina Margattino
La Cascina, ormai del tutto disabitata collocata a sud del paese, è stata presumibilmente costruita nel 1877 e ha l’accesso ricavato nel lato rivolto a sud, lato in cui sono ubicati i locali di abitazione. Vi si accede tramite un ampio portone, a destra del quale, in un’ancona, è dipinta una scena devozionale. La cascina ha pianta rettangolare e all’interno la grande corte è divisa in due da una manica di edificio. Attualmente è in stato di totale abbandono.

Sulla facciata, a destra del portone d’ingresso, è stata ricavata un’ancona profonda circa 30 cm, di forma ogivale e inserita in una cornice rettangolare contenente un dipinto rappresentante in alto la Madonna con il cuore trafitto da sette spade, in basso a destra San Francesco e a sinistra San Giuseppe, riconoscibile dal bastone fiorito che stringe in mano.

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Ultimo aggiornamento: 03/07/2025, 08:54

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